BannerScacchi!Banner


Breve storia degli scacchi - Il gioco in epoca romana


Inizialmente gli studiosi ritennero che il gioco avesse raggiunto l'Impero di Roma grazie ai contatti con gli arabi, nel IX o X secolo d.C., tuttavia un ritrovamento archeologico avvenuto nel 1932 in Molise, nell'antica città di Venafro (IS), creò non poco sconcerto sul problema della diffusione del gioco degli scacchi in epoca romana. In una antica necropoli romana furono ritrovati, infatti, alcuni pezzi intarsiati in osso di un gioco da tavoliere. Tali pezzi riproducono senza dubbio alcuni componenti del gioco degli scacchi, nella foggia che appare nei codici miniati del Medioevo.

Pezzi di VenafroAlcuni studiosi, fra cui O. Elia e H. Fuhrmann, basandosi sulla datazione stratigrafica da loro stessi effettuata dei pezzi di Venafro (intorno al II-IV secolo d.C.) e di altri pezzi simili conservati nel Museo Cristiano del Vaticano e ritrovati nella catacomba di San Sebastiano, ipotizzarono che probabilmente il gioco fosse arrivato nell'Impero romano già nel II o III secolo d.C. tramite i legionari tornati in patria dopo le lunghe guerre combattute in terre d'oriente, forse proprio in Persia. In effetti parecchie fonti letterarie dell'epoca citano un antico gioco da tavolo, il latrunculorum lusus (gioco dei soldati), che aveva qualche somiglianza con quello degli scacchi, anche se ne differiva per l'uso congiunto dei dadi.

Che il gioco del latrunculorum lusus, assai in auge fra i legionari romani, sia molto antico lo si deduce da un recente ritrovamento archeologico avvenuto nel 1996 nella regione dell'Essex, in Gran Bretagna. In una tomba è venuta alla luce una scacchiera con bordi in rame e ventuno pedine di vetro simili a quelle dell'attuale dama. Secondo l'archeologo Philip Crummy, del Colchester Archaelogical Trust, il reperto corrisponderebbe ad una variante del latrunculorum lusus e risalirebbe al I secolo d.C., anche se purtroppo non è stato possibile ricostruire le regole precise di questo gioco. In effetti il latrunculorum lusus in quel periodo storico era talmente noto che nessuno si curò di tramandarne le regole!

Molti storici ritengono che il gioco romano dei soldati derivi in qualche maniera, nonostante l'uso dei dadi, dal gioco persiano dello Chatrang o che ne abbia adottato alcune caratteristiche. Pare invece scontato che siano stati i romani a diffondere il latrunculorum lusus ed i suoi derivati nel resto dell'Europa, grazie alla vastità delle loro conquiste territoriali.

Pezzo di Butrint, Albania (V secolo d.C.)Per quanto riguarda gli scacchi veri e propri alcuni studiosi, in particolare anglosassoni, contestarono però vivacemente la datazione dei pezzi di Venafro fatta da Elia e Fuhrmann, adducendo il fatto che i reperti hanno una chiara foggia di origine araba, pertanto dovrebbero essere di epoca ben posteriore al II-IV secolo d.C. La diatriba fra le due diverse correnti di pensiero andò avanti fino al 1994, quando, grazie all'iniziativa di F. Pratesi, il Museo Archeologico Nazionale di Napoli, dove i pezzi sono conservati, acconsentì ad una pił rigorosa datazione al radiocarbonio, che stabilì che i reperti sono all'incirca del 980 d.C., avvalorando quindi l'ipotesi fatta dagli studiosi anglosassoni e gettando rinnovati dubbi sulla vera epoca di introduzione del Nobil Giuoco in Europa.

Aldilà dalle varie ipotesi basate sui pezzi di Venafro e su pezzi simili rinvenuti in catacombe romane, nell'estate del 2002 un importante ritrovamento ha permesso di retrocedere nel tempo l'ingresso degli scacchi in Europa: nell'antica località di Butrint, in Albania, presso un palazzo tardo-bizantino risalente al 465 d.C., è stato scoperto un reperto che assomiglia chiaramente ad un Re degli scacchi. Datato dal prof. J. Mitchell intorno al V secolo d.C., rappresenta il più antico pezzo degli scacchi finora ritrovato. Indice


Prima pagina Inizio pagina Pagina precedente Pagina successiva Banner



Autore: Andreas Vogt ® 1998